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Civica NO, Cittadinanza SI

“Il compito della scuola è quello di trasformare un gregge passivo in un popolo di cittadini pensanti”                                                                                                                                                               Mario Lodi

 

Come animatrice socioculturale non posso astenermi dal condividere con voi la mia convinzione che la cittadinanza si apprende sperimentando e non memorizzando nozioni.

Votiamo NO ad uno studio puramente nozionistico della civica il 24 settembre 2017

La scuola, e in parte già lo fa, deve educare alla cittadinanza. La partecipazione attiva alla vita sociale è un primo passo per sviluppare il sentimento di appartenenza, per imparare a diventare cittadini attivi, a prender parte alla vita del Comune. Diventare cittadini non si impara su libri o fotocopie, ma facendo esperienza. Cittadinanza è sviluppare responsabilità e cura verso gli altri, verso l’ambiente, verso la società in cui abitiamo. Zygmund Baumann scrive “Il consumo è un’attività solitaria anche quando avviene in compagnia”, per questa ragione e in difesa della democrazia bisogna assolutamente educare alla cittadinanza, per uscire dal IO e passare al NOI. Come dice A. Bergonzoni, “gira il NOI e avrai IO all’ennesima potenza”. Cooperare, stare con gli altri, pensare e fare assieme il mondo, è così che si impara la democrazia. Il NOI lo si apprende da giovanissimi, ascoltando, argomentando, negoziando.

A scuola i giovani devono imparare a diventare le persone che saranno chiamate a far fronte alle sfide del nostro tempo. Ciò si può realizzare grazie alla sperimentazione, all’apprendere facendo. Negli ultimi anni alcune scuole della provincia di Bergamo si sono date il compito di educare i loro alunni alla cittadinanza attiva e responsabile, offrendo loro soprattutto competenze e non nozioni di civica. Seguendo cinque linee guida[1] hanno permesso agli allievi di:

  •         avere la parola per contare nella costruzione degli spazi sociali;
  •         sperimentare pratiche di cura, solidarietà e responsabilità;
  •         vivere il valore e la forza del collettivo (il noi oltre all’io);
  •          entrare in contatto con le grandi questioni del tempo;
  •          vivere il sapere come patrimonio non astratto e decontestualizzato, ma utile a capire il mondo e agire in esso.

 

Sono state date ad esempio le possibilità, con un processo collettivo, di realizzare in una scuola media una sorta di Consiglio Comunale dei ragazzi. Anche se non hanno diritto di voto, gli allievi hanno idee e opinioni su come si potrebbe migliorare la vita scolastica e cittadina. E’ importante per motivarli, che li si prenda sul serio, che gli si dia la parola, un diritto che i nostri giovani già dovrebbero avere, grazie all’Art. 12 della Convenzione dei diritti dell’infanzia del 1989 che la Svizzera ha sottoscritto e poi ratificato nel febbraio del 1997.

Educazione alla cittadinanza è innanzitutto dare la parola, esprimersi in modo che vi sia dialogo, confronto.  Con la parola si dà la possibilità di partecipare, di diventare attore e autore di quanto accade attorno.  Poter avere la parola non è un privilegio, ma un diritto di tutti, è democrazia, sempre che vi sia dialogo.

Se i ragazzi toccano con mano che la democrazia non è solamente poter andare a votare, che ciò è solo una parte del tutto, la punta dell’iceberg, imparano che democrazia è partecipare in maniera attiva senza delegare continuamente, è riflettere, è costruire assieme. Questa  allora sì, è  educazione alla Civica!

E da ultimo, educare  i ragazzi alla cittadinanza permette pure, come scrive Raffaele Mantegazza[2], di educali alla libertà, intendendola “come senso della responsabilità…, come capacità di rispondere ai problemi degli altri che sono anche problemi miei …passare dalla libertà di alla libertà con.

I giovani che in futuro si occuperanno della cosa pubblica, non hanno bisogno di nozioni della una nuova materia di nome Civica, che alcuni desiderano introdurre come obbligo scolastico,  che del resto  da già parte del programma, ma dovranno invece essere educati alla politica, a pensare e a fare assieme, impegnandosi a favore del bene comune.

 

 

 



[1] Animazione Sociale 309, 2017, “La scuola educa a diventare cittadini se...” edizioni Gruppo Abele

[2] Ibidem pag. 68