Gioacchino Respini, Francesco Balli, Rinaldo Simen, Vincenzo d’Alberti, Domenico Galli, e via di seguito, sono alcuni dei nomi di strade e viali di Locarno. La denominazione delle piazze e delle strade della nostra città, come del resto nel nostro Cantone, risponde alle esigenze di identificazione e informazione che connettono gli abitanti alla società e al territorio.
E’ lo strumento che permette di leggere e interpretare la realtà, la società della città. In altre parole, l’insieme dei nomi delle vie e piazze sono un ritratto della situazione geografica, economica, culturale e sociale di un determinato periodo, e ci danno allo tempo stesso un quadro degli orientamenti seguiti dall’autorità e in particolare dall’amministrazione comunale.
A Locarno le strade sono dedicate a uomini illustri, politici del passato, che hanno influenzato e costituito la nostra storia. Non mi risulta che la città abbia una strada o piazza dedicata a una donna.
Vorrei ricordare che ci sono state anche molte donne illustri di Locarno e della regione, che hanno operato in vari ambiti della società, hanno influito su di essa, che meritano di essere ricordate e a cui bisognerebbe dedicare una via o una piazza.
Donne di cultura come ad esempio Linda Alliata, Joe Bressani, Natalia Nordman, Franziska zu Reventlow, Patricia Roc, ma anche donne impegnate e attive in prima linea per l’adozione del suffragio universale
femminile cantonale e federale come Gaby Antognini, Elda Marazzi, Rosita Mattei.
Hanno permesso che noi donne siamo qui in questo consesso a rivestire la carica di consigliere comunali. Abbiamo citato solo alcune delle numerose donne che hanno plasmato la nostra società e la nostra città.
Da ultimo, ma non per ultimo, vorremmo anche ricordare un celebre personaggio politico di Locarno che si era schierato a favore del voto alle donne e nel 1965 era stato uno dei promotori dell’iniziativa popolare in materia costituzionale per il suffragio femminile.
Ma non è tutto, è stato anche uno dei primi politici sensibili alle tematiche ambientali. Deceduto lo scorso anno Flavio Cotti è nato e cresciuto a Locarno. È stato Consigliere comunale nella nostra città dal 1964 al 1975, Gran consigliere, poi Consigliere di Stato ed infine Consigliere Federale.
Nel 1992 Flavio Cotti ha avuto l’intuizione ed il coraggio di nominare Philipp Roch, dottore in biochimica, membro della direzione nazionale del WWF, alla direzione dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio. Flavio Cotti e Roch, nel 1992, hanno partecipato attivamente alla Convenzione di Rio, che ha gettato le fondamenta per uno
sviluppo sostenibile concordato a livello internazionale e si sono adoperati in Svizzera per concretizzare la Legge sulla riduzione delle emissioni di CO2, per una gestione delle foreste rispettosa dell’ambiente e per la protezione del paesaggio. Oltretutto è stato uno tra i più apprezzati Presidenti della Confederazione degli ultimi decenni.
Tanti cittadini hanno motivi per essere grati alle donne sopraelencate e a questo politico locarnese poiché hanno onorato il nome della città e del Cantone.
2 maggio 2021
È ormai provato che il rumore fa male alla salute (fonte di stress, disturbo del sonno, disturbi uditivi, ipertensione, aggressività, ecc. fino alla comparsa di malattie), senza calcolare la perdita di valore degli immobili esposti alle fonti di emissione del rumore.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha ribadito più volte, l’inquinamento acustico genera effetti negativi, talvolta molto gravi sull’ambiente e sulla salute umana, sottolineando che si aggravano ulteriormente durante le ore di riposo notturno. Il traffico è una delle principali fonti di rumore, seguito dal traffico ferroviario e aereo. Indicativamente, in Svizzera una persona su sette durante il giorno e una su otto durante la notte è esposta al proprio domicilio, al rumore molesto e dannoso del traffico. (Fonte: Amministrazione federale)
È responsabilità dello Stato affrontare questo problema e risolverlo, si veda la legge federale e la relativa ordinanza che obbliga a farlo. L'introduzione dei 30 km/h di notte (dalle 22:00 alle 06:00) fa parte di questo quadro. La velocità infatti è rumore e si sa, le vie libere di notte portano alcuni automobilisti ad esagerare con il piede sul gas.
Ci sono poi diversi argomenti ed esempi a favore di questo provvedimento.
La riduzione della velocità è una misura semplice, poco onerosa per rendere più silenzioso il traffico stradale. Per esempio rispetto a una velocità di 50 km/h, una velocità di 30 km/h riduce le emissioni di rumore di circa 3 dB. Ciò corrisponde approssimativamente a un volume di traffico dimezzato. La percezione del disturbo soggettivo supera la riduzione effettiva poiché i picchi di rumore diminuiscono in modo significativo.
Il costo dell'implementazione del limite è moderato e gli utenti della strada non incontrano grandi difficoltà nel rispettarlo.
Il limite di velocità notturna di 30 km/h è una misura che può essere attuata facilmente. L'idea non è di sistematizzarlo e imporlo sempre, ma di farlo in accordo, dove ha senso, laddove nelle zone abitate non è ancora introdotto questo limite in maniera generalizzata.
La velocità notturna di 30 km/h è una nuova misura che contribuisce a posizionare Locarno come una città dinamica, moderna e progressista, conciliando la mobilità e il benessere dei suoi residenti.
I 30 km/h di notte è una soluzione sostenibile che integra imperativi economici, sociali e ambientali. Fa parte di un movimento più ampio per modernizzare la vita e la mobilità urbana.
I 30 km/h di notte è una misura legale. È persino sostenuta da una legge, dalla giurisprudenza e dalle Camere federali. Inoltre, è una misura proporzionata, nel senso che i mezzi sono adeguati allo scopo.
Per ottenere una soluzione omogenea sarebbe evidentemente auspicabile che anche i comuni adiacenti (Muralto, Minusio, Ascona, Losone) introducessero questa misura nel quadro del piano di agglomerato (PALoc).
Se le strade in questione sono di competenza cantonale il comune dovrà chiedere al Cantone di operare in questo senso.
Se il Cantone preferisce invece spendere in catrame fonoassorbente, che dimezza il rumori, al pari della riduzione di velocità ai 30 k/h, ma che oltre ai costi superiori, ha una durata che è la metà delle pavimentazioni convenzionali, che degrada dopo qualche anno a -1 dB e che dopo 10 anni l’effetto sparisce, bisognerà insistere e prendere a modello il Canton Vaud e la città di Losanna che hanno testato il provvedimento durante due anni.
4 ottobre 2021
La biodiversità[1] in Svizzera versa in uno stato critico. L’incessante edificazione, lo sfruttamento agricolo sempre più intensivo, gli effetti dei cambiamenti climatici, l’aumento delle attività ricreative in regioni finora indisturbate nonché la diffusione di specie esotiche invasive accresceranno la pressione, già insostenibile, sulla biodiversità.
Ecosistemi funzionali forniscono prestazioni irrinunciabili e di alto valore sia per l’ecologia, che per la società e l’economia. Si pensi per esempio alla fornitura di acqua potabile, al cibo, alle materie prime, alla capacità di adattamento ai cambiamenti climatici o alla difesa contro le catastrofi naturali.
Le superfici verdi nelle zone urbanizzate, così come gli animali, i funghi e i microrganismi che interagiscono tra di loro e con l’ambiente attiguo, sono un grande valore aggiunto per le città sotto tutti gli aspetti.
Nel 2017 il Consiglio federale ha approvato il “Piano d’azione — Strategia Biodiversità Svizzera”. Il piano ben evidenzia come lo spazio urbano offra un grande potenziale per preservare e promuovere la biodiversità (incavi nelle costruzioni, aree verdi, ecc.) e al contempo migliorare la qualità di vita della popolazione (regolazione del clima locale, possibilità di esperienze nella natura, ecc.). Inoltre, la qualità del paesaggio nello spazio urbano, come ad esempio le superfici seminaturali e ben connesse con il traffico lento, contribuiscono ad accrescere il benessere delle persone nonché, attraverso l’aumento dell’attrattiva locale, la prosperità della regione.
[1] Con biodiversità s’intende la varietà di specie di animali, piante, funghi e microrganismi, la diversità genetica all’interno delle singole specie, la diversità degli habitat nonché le interazioni tra questi livelli e al loro interno.
Anche il “PAC [1] — Programma d’azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità” segnala a tratti la problematica relativa alla perdita di biodiversità, rilevando la necessità di intervenire a più livelli.
Purtroppo per ora Locarno non si è ancora dotata del PAC, adducendo il fatto che si attendeva l’approvazione della scheda R6 da parte del Gran Consiglio, come si evince dalla risposta del 25 gennaio 2021 del Municipio al punto 6 dell’interrogazione di Matteo Buzzi e Marko Antunovic sulle “Abitazioni vuote e speculazione edilizia: necessarie nuove misure per preservare il territorio”.
L’estate scorsa il Gran Consiglio ha approvato la scheda R6 e dunque possiamo ben sperare che si intraprenda al più presto l’allestimento del Programma d’Azione Comunale.
Proprio nell’ottica citata dal PAC e dalla Confederazione, per promuovere e sostenere una gestione ecologica del verde urbano da parte degli enti incaricati alla sua gestione, in diversi comuni svizzeri è stato adottato il label "VilleVerte Suisse [2]". Lanciato nel 2015, il marchio "VilleVerte Suisse" mira a distinguere le città innovative che attuano una gestione sostenibile dei loro spazi verdi e si impegnano per una maggiore biodiversità nell'ambiente urbano. Il label è sostenuto dalla Commissione federale per la tecnologia e l'innovazione (CTI) e fa parte della Strategia Biodiversità Svizzera.
Una larga gamma di misure garantisce che gli spazi verdi vengano considerati in modo olistico durante la certificazione.
I temi rilevanti per l’ottenimento del label sono vari e coprono, da una parte, la protezione della biodiversità, la gestione differenziata delle aree verdi, la salvaguardia dei vecchi alberi, il regolamento d’utilizzo di fertilizzanti e di prodotti fitosanitari, e dall’altra, la pianificazione, l'organizzazione e la logistica, così come la progettazione e la disposizione delle zone non edificate.
Per il Comune adottare il label "VilleVerte Suisse" comporta svariati benefici, come l’accesso alle ultime conoscenze nel campo della pianificazione, gestione e implementazione degli spazi verdi urbani. Inoltre, se usato come strumento in combinazione con altri programmi, il marchio "VilleVerte Suisse" incoraggerà un continuo miglioramento delle pratiche (per esempio, delle misure aggiuntive da attuare, come l'aumento del numero di superfici urbane da rendere permeabili). Infine, è una garanzia di qualità di vita per la popolazione. L’etichetta e ciò che comporta, potrebbero suscitare l'interesse e la curiosità degli abitanti, incoraggiandoli a impegnarsi, ognuno come può, per una maggiore biodiversità in città.
A livello svizzero sono attualmente dieci i comuni che hanno ottenuto il label e dodici quelli in procinto di seguire l’iter. A livello ticinese, Locarno potrebbe essere la prima Città a far certificare il suo impegno in favore della biodiversità.
[1] https://www4.ti.ch/fileadmin/DT/documentazione/DT_DSTM_SST_UPD/Linee_guida_sul__PAC.pdf
[2] https://gruenstadt-schweiz.ch/fr/
Molte persone attribuiscono il Parkhotel Delta al comune di Ascona, ma così non è. Una parte dei terreni sulla sponda destra della Maggia appartengono al comune di Locarno. Quando nel maggio del 2014 i proprietari del Parkhotel Delta iniziarono ad edificare sul terreno adiacente all’albergo, in zona turistico- alberghiera, ovvero su di un terreno destinato ad attività turistiche di tipo alberghiero, 4 case per un totale di una cinquantina di appartamenti di lusso, si scoprì sul web che gli appartamenti non erano in vendita con la formula di apparthotel. Per questa ragione I Verdi di Locarno interrogarono il Municipio. Si seppe che gli appartamenti non erano conformi alla destinazione di PR. Infatti nella zona non erano e non sono permesse residenze primarie e neppure secondarie.
Alcuni appartamenti furono ugualmente venduti, e allora l’esecutivo cittadino intimò agli inquilini di lasciare il loro appartamento. Sembra che qualcuno fece ricorso, dubitando della formula apparthotel.
Il Tribunale Federale nel 2018 confermò quanto già ribadito dal Municipio, che gli appartamenti su questo terreno sono e devono essere degli apparthotel, chiarendone la definizione: chi vi risiede, in affitto o proprietario, non può richiedere il domicilio.
Intanto l’avvocato Fulvio Pelli, legale della famiglia Ambrosoli, proprietaria del complesso residenziale, minacciò una richiesta esorbitante di risarcimento al Municipio di Locarno. Il caso ritornò sul banco del CdS, che dovrà decidere tenendo conto della sentenza del Tribunale Federale.
Sono trascorsi ben 8 anni dalla prima interrogazione dei Verdi. Nel frattempo sembra che 12 appartamenti siamo stati venduti, sembra che ci sia un precetto esecutivo pendente sulla città da parte della famiglia Ambrosoli, nessuna certezza e ufficialmente tutto tace. Per queste ragioni i Verdi di Locarno hanno deciso di interrogare il Municipio per sapere a che punto siamo.
L’interrogazione inizia con la cronistoria ripercorrendo le varie interrogazioni dal 2014 al 2018, ricordando infine il documentario d’inchiesta della RSI relativo al Delta Resort, “Una storia infinita”.
Per poterci veder chiaro e capire a che punto è la questione i Verdi Francesca Machado-Zorrilla, Marko Antunovic e Matteo Buzzi chiedono:
16 novembre 2022