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Belorado

La luce dell’alba accompagna dolcemente chi cammina. Lascio la Rioja per entrare nella Comunità  Autonoma di “Castilla y Leon”.

Dopo aver oltrepassato Viloria, che diede i natali a Santo Domingo de la calzada, proseguo sulla strada a volte di terra e altre catramata, senza l’ombra di un’albero sotto cui sostare per una breve pausa. Succede di camminare sulla statale dove i camion che sono più numerosi delle auto. Sfrecciano  a 100 km/h e non é piacevole.  A Villa Mayor del Rio, sebbene siano ben indicati sulla strada i 50 km/h, i camion ti passano accanto ad un metro, così velocemente che ti tolgono il respiro per la paura ma pure per lo spostamento d'aria. Oggi poi il vento contrario accompagna il mio cammino e tutto diventa più difficile.

Finalmente dopo un po’ più  di 5 ore di vento e sole, arrivo a Belorado. I resti di un castello, alcune chiese, una città che fu importante e ricca nel medioevo: Belorado. Cittadina che vive grazie ai pellegrini che qui si fermano. I giovani partono a Burgos o a Madrid. Un anziano mi dice che una volta c’era la fabbrica della laiorazione della pelle che dava lavoro, ma ora é chiusa.
Le chiese come al solito sono chiuse, le si guarda dall’esterno.  Per cenare, siccome qui i menu del pellegrino propongono sempre per tutti i piatti o carne o presce, continuo a cibarmi di insalata di lattuga, pomodori e cipolla e se ho fortuna, trovo le patate fritte e "a la brava" . Oggi nel ristorante dell’albergue ho chiesto se per caso invece di macarones con carne si potevano avere “ macarones con salsa de tomate ». Certo dice la padrona tuttofare. Mi porta dei maccheroni incollati fra loro con polpa di pomodoro, quella in scatola, riscaldata, senza aggiunta di spezie o altro. Immangiabili.